Che il calcio italiano nel suo complesso non sia in buona salute non lo scopriamo certamente noi. La recente partecipazione nefasta della formazione italiana ai Mondiali è solo la dimostrazione eclatante di una situazione di crisi generale che, partendo dalle squadre di serie A scende giù giù fino alle categorie inferiori e dilettantistiche.
A parte gli scandali, le partite truccate e le scommesse clandestine, sono cambiati i modi e i tempi di fruizione dello spettacolo calcistico (pay-tv, internet, etc…)e sono cambiate le abitudini, il tenore di vita, le preoccupazioni per il lavoro e il futuro .
I tifosi, complessivamente, sono diminuiti in tutti gli stadi e non c’è più la stessa partecipazione emotiva nelle famiglie e nei gruppi sociali. Quali le cause? Non sta a noi fare i sociologi ma è evidente un disinteresse generale nei riguardi di uno sport che nel tempo è diventato solo una fabbrica di soldi per pochi (i privilegiati) e uno spreco enorme di risorse per gli altri. Gli imprenditori, fiutata l’aria che tira, si astengono dal prendere iniziative e investimenti, destinati sicuramente a non avere un ritorno economico.
Questo succede a livello nazionale e naturalmente non può non riguardare anche la Città di Angri. Da alcuni anni a questa parte, la squadra grigiorossa viene seguita sempre meno, i tifosi affezionati diminuiscono sempre più e gli imprenditori, già alle prese con la crisi economica, hanno man mano lasciato agli altri il cerino acceso.
Oggi fare un campionato di serie D costa, a detta del presidente Nicola Varone in varie occasioni, una somma che si aggira dai 250 ai 400mila euro, a seconda se si vuole fare un torneo di media o alta classifica. Cifre enormi che non si troveranno né quest’anno né negli anni a venire.
Durante questi anni, gratuitamente, Angri info ha dato spazio e visibilità alle iniziative che provenivano dai dirigenti dell’Us Angri, fino all’attuale gestione di Varone. Durante questi anni abbiamo sempre raccolto e lanciato appelli ai cittadini angresi affinché tornassero a frequentare lo Stadio Novi per sostenere la squadra ma abbiamo dovuto constatare che l’abbandono degli spalti, tranne la presenza continua di pochi eroici ultras, era un dato di fatto generalizzato, peraltro in linea con la tendenza nazionale.
Oggi Varone ( solo lui e nessun altro) si trova di fronte ad un dilemma: Continuare su una strada che non ha sbocchi o ricominciare daccapo, magari in una categoria inferiore e senza l’assillo del primato. Ciò consentirebbe di far giocare i numerosi giovani atleti di Angri che attendono di essere valorizzati, non comporterebbe grossi sacrifici economici e forse a poco a poco lo stadio Novi si riempirebbe di nuovo per sostenere i propri beniamini.