Vendita immobili del Comune, Squillante precisa: “Al momento la Giunta non ha formalizzato alcuna proposta del genere” Il vicesindaco conferma comunque la “possibilità” di alienare quei beni che apportano solo costi alle casse comunali
All’indiscrezione relativa all’ipotesi di alienazione di alcuni beni immobili di proprietà comunale non si è fatta attendere la replica del vicesindaco con delega alle finanze Antonio Squillante (An). La vendita di alcuni beni di proprietà del Comune potrebbe almeno in parte rispondere alle esigenze finanziare dell’ente. “Per il momento la giunta non ha formalizzato alcuna ipotesi del genere. Certo la prima necessità che è emersa è di riorganizzare l’ufficio patrimonio i cui responsabili dovranno attivarsi per effettuare una ricognizione aggiornata dei beni attualmente di proprietà del Comune. Questo è il primo passo che occorre fare”, ha esordito.
il vicesindaco Antonio Squillante
Da un elenco già esistente si è appreso che il Comune è proprietario di numerosi suoli agricoli posti nelle aree periferiche e di alcuni immobili ubicati nel centro cittadino. Numerosi terreni sono stati dati in locazione a “prezzi politici” e si troverebbero in località Orta Corcia e Palmentello. Tra i suoli figura anche l’area del Chianiello.
Gli immobili sono invece dislocati tra il centro storico e corso Vittorio Emanuele. Tra essi figurano l’ex casa del fascio Palazzo Forno, dove attualmente è ospitato l’istituto professionale per l’agricoltura, alcuni garages posti nei pressi della scuola media Opromolla, un palazzo di tre piani posto tra via Semetelle e corso Vittorio Emnanule, al cui interno sono ubicati gli uffici dell’Asl SA1, e altri immobili ubicati nella parte antica della città dati in locazione ad alcuni commercianti.
“Un dato sembra certo. Al Comune alcuni beni non garantiscono nessuna remunerazione in termini economici, semmai rappresentano un costo. Sarebbe utile riuscire a far valutare da esperti a quanto ammonta il valore dei beni rapportato all’attuale mercato immobiliare. Se la giunta dovesse decidere di alienare alcuni beni considerati non strategici non dovrà certamente svenderli”, ha continuato.
Da una prima approssimativa stima il valore dei beni ammonterebbe a circa cinque milioni di euro. Un importo non elevato che potrebbe garantire però una vitale boccata di ossigeno alle esangui casse locali. Dovrà essere un regolamento comunale a stabilire i criteri, la tempistica ed ad individuare eventuali soggetti specializzati per la valutazione, la gestione e la eventuale vendita dei beni. “L’iter procedurale è lungo e complesso anche perché occorrerà redigere un regolamento ad hoc individuando i criteri dei soggetti incaricati di periziare e successivamente vendere i beni. Per ora bisogna avere un quadro chiaro di ciò che il Comune possiede. Poi si vedrà”, ha concluso. Resterebbero esclusi da una eventuale vendita gli immobili storici di maggiore pregio tra cui il Castello Doria, la villa Comunale, la casa ex combattenti, l’ex casino sociale. Escluse anche le strutture scolastiche e sportive, e ovviamente l’attuale sede municipale di piazza Crocifisso.