Inaugurata la mostra “Segni e Materie Incise”

Le opere di Maria La Mura resteranno esposte fino al 3 ottobre. La presentazione di Ernesto Terlizzi

Inaugurata la mostra “Segni e Materie Incise”

Inaugurata il 18 settembre, nella Sala ex Combattenti di Piazza Doria, sta riscuotendo successo di pubblico e di critica la mostra della pittrice angrese Maria la Mura dal titolo “Segni e Materie incise”. All'inaugurazione sono intervenuti, tra gli altri, il Sindaco Pasquale Mauri, l'assessore alla Cultura Giuseppe Mascolo, il Presidente del Consiglio Comunale Arturo Sorrentino e gli artisti Giuseppe Pirozzi (scultore), Guglielmo Longobardo ed Ernesto Terlizzi (pittori). L’esposizione delle opere continuerà fino al giorno 3 ottobre, dalle ore 10,30 alle 13,00 e dalle ore 18,30 alle 22.00.

Di Maria La Mura così scrive il pittore Ernesto Terlizzi

Per un pittore scrivere di arte, leggere e presentare un lavoro altrui non è mai così facile. Al contrario, diventa sempre un impegno arduo ed impervio per diversi fattori. Primo fra tutti il condizionamento stesso del nostro essere artisti che spesso non ci fa leggere nella giusta direzione il lavoro altrui che si presenta ai nostri occhi.

Però, quando una richiesta del genere viene da una persona sensibile, dotata ed amica come Maria La Mura, diventa difficile sottrarsi, anche perché, improvvisamente come per incanto, tutto diventa più agevole, sicuramente più semplice, meno faticoso.

La Mura è una giovane operatrice che per non venire meno al dovuto impegno familiare, qualche anno fa si è fermata, anteponendo alla sua fondamentale passione per l’arte, il ruolo di madre. Ma una volta creata ed inquadrata la sua piccola prole, com’era giusto e prevedibile, ha voluto tenacemente riappropriarsi del suo “vero mondo”, quello dell’arte. Ed ha ripreso a lavorare con grande impegno e convinzione. Durante la visita al suo studio, molte sono state le che ci siamo dette e viste, a cominciare  da quelle opere realizzate durante gli studi accademici quando Maria, giovanissima, sperimentò a Napoli, sotto la guida dello scultore Giuseppe Pirozzi e dei pittori Enrico Bugli e Guglielmo Longobardo il fermento neodadaista ed informale che fin dagli anni sessanta ha continuato ad animare il didattico artistico partenopeo.

È da qui che La Mura parte, da questo recupero pop informale che ha visto, nelle proporzioni di Domenico Spinosa e Renato Barisani, le proposte più significative di allora nel panorama pittorico napoletano. È su questa piattaforma sperimentale che la giovane pittrice costruisce la sua base, per dare corpo nel tempo ad una propria immagine espressiva.

Ma tra le tante cose visionate, ciò che mi ha maggiormente colpito, in questo breve incontro, è stata una folta cartella di incisioni eseguite a fine degli anni novanta in accademia, sotto la guida della Romanello, docente di incisione a Napoli in quegli anni.

Ricordo ancora la grande felicità e l’enfasi riflesse sul volto di Maria nello sfogliare queste carte incise. Una grande gioia, ma anche la consapevolezza di tutta la fatica profusa nel realizzarle.Si, perché pochi sanno quanto lavoro c’è dietro un’acquaforte, ma soprattutto non sanno quanto sia complesso e faticoso, tirare fuori una bella incisione. Un esercizio lento e di pazienza, di grande perizia tecnica. Le morsure con i bagni nell’acido, i lunghi tempi di attesa per la corrosione della lastra e i suoi magici effetti nel tirar fuori il segno nelle sue molteplici diversità espressive.

Sottile, spesso, sgranato o spezzato, filante o gocciolante. In questo esercizio grafico, però, non è solo il “segno inciso”a sobillare la versatilità di La Mura, ma anche la “materia pittorica”granulosa: infatti la Nostra, non si limita mai ad un'unica sperimentazione ma, assembla e contamina sulla stessa matrice, varie modalità di ricerca come l’acquaforte, l’acquatinta, la xilografia, la serigrafia ottenendo, con grande spirito sperimentale dei risultati pittorici di grande accattivanza cromatica, ricche di sovrapposizioni e trasparenze.

Compito di questa mostra, quindi, è quello da un lato di portare “fuori dall’ombra” questo interessante e nutrito ciclo di incisioni rivelandone tutta la loro bellezza alchemica e dall’altro, quello di capire da dove e come Maria La Mura intende ripartire per proseguire nel suo difficile, ma fascinoso cammino d’artista.

Esposizione che per una più chiara lettura potrebbe essere suddivisa in tre blocchi: quello delle xilografie, delle acqueforti miste e quello attuale delle opere polimaterico oggettuali.

La mostra, si apre con un primo nucleo di xilografie e serigrafie, eseguite con matrici diverse (plexiglas, legno, linoeium) su cui vengono scavati segni archetipi di memoria naturalistica. Il fondo è sempre piatto per lo più blu o nero. Interessante a questo proposito sembrano le due piccole xilografie nere, sul piano della sintesi spaziale, di grande rigore formale. Due piccoli gioielli.

Il gruppo poi, è arricchito da altre xilografie di diverso formato. Qui l’impaginato è variamente articolato e dinamico, spesso costruito con una modulazione geometrica spezzettata in frammenti e giocata su leggere combinazioni di tinte sovrapposte. Il secondo e più corposo blocco è quello delle acqueforti. La tecnica madre dell’incisione. Infatti in questo gruppo di fogli è possibile ammirare il valore espressivo del segno inciso che l’artista riesce a tirare fuori con il solo bagno nell’acido e i diversi tempi di morsure. Un segno netto, pulitissimo che si muove dinamicamente nel campo visivo solo grazie alla forza dell’acquaforte. Ma, viste le versatilità di La Mura, la sua curiosità sperimentale, la ricerca non poteva limitarsi solo al rigore sintetico del bianco e nero dell’acquaforte: infatti spesso sulla stessa lastra, grazie alle magie cromatiche dell’acquatinta, Maria interviene con ulteriori materie come la cera molle e le polveri granulose. Così facendo il segno grafico inciso si arricchisce di nuove valenze pittoriche con una materia incisa di alta densità quasi magnetica e tattile. Nelle ultime incisioni miste sono appunto i colori i grandi protagonisti, con le loro fusioni e trasparenze dei rossi accesi, ai verdi intensi e gialli solari. Un gioco alchemico seriale in cui La Mura rimodula continuamente delle composizioni astratte di grande esaltazione cromatica ed insieme segnica. La mostra infine è completata da opere attuali eseguite nel corso di quest’anno, tutte polimaterico/oggettuali tra legno, argilla, poliestere e pittura. Questo a conferma di quanto la contaminazione tra le varie materie continua ad essere una connotazione del suo lavoro, che nel complesso va però ancora precisato sul piano di una più chiara riconoscibilità. Un polimaterismo che mentre prima era esaltato dalle alchimie incisive, ora volge verso un dettato più plastico ed un azzeramento cromatico e luminoso del bianco assoluto. Un bianco supremo e minimale quasi una sorta di un “NON LUOGO” in cui l’uomo del XXI secolo è costretto, nel suo inesorabile vivere quotidiano, a vagare con i suoi dubbi su e giù per la spirale del vuoto, dell’assenza, del nulla.  

Ernesto Terlizzi

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Pubblicato il 30 settembre 2010 da La Redazione


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