Associazione Braccia Aperte Onlus di Angri, conclusa la missione in Burkina Faso

Il presidente dell’associazione Stefano Sabatino, ed altri sette volontari, hanno lavorato su vari progetti tra cui la realizzazione di un pozzo, la scolarizzazione di decine di bambini e ragazzi e la distribuzione di medicinali e derrate alimentari per l’orfanotrofio di Yako

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Il 3 febbraio si è conclusa la missione in Burkina Faso dell’Associazione Braccia Aperte Onlus di Angri, partita l’8 dicembre scorso. Stefano Sabatino presidente dell’organizzazione umanitaria insieme ad altri sette volontari hanno lavorato sui vari progetti che erano stati stabiliti per questa missione.
Per alcuni di questi giovani ragazzi era la prima esperienza in Africa e l’impatto con questa Terra e con la difficile realtà che si sono trovati davanti è stata molto forte e che li ha coinvolti non solo dal punto di vista dell’impegno, ma anche emotivamente. Al di là di quello che si può immaginare di questo immenso Continente e nonostante l’estrema povertà della stragrande maggioranza di questi Paesi, in Burkina Faso come sempre abbiamo trovato un’umanità e un’accoglienza straordinaria che stride fortemente con quello che sta accadendo da qualche anno in Italia e in generale in Europa, dove il contrasto all’immigrazione è diventato ormai uno strumento di consenso e di propaganda politica e che ha creato nel nostro Paese un clima di intolleranza, di razzismo e di sospetto che mai si era riscontrato in un popolo come il nostro che è stato sempre tollerante, che ha conosciuto, specialmente nel Mezzogiorno d’Italia, cosa significa indigenza ed è stato costretto per anni a migrare nelle Americhe per trovare fortuna, ma che evidentemente ha dimenticato in fretta cosa significa dover lasciare la propria Patria per sfuggire alla miseria.
Durante la nostra permanenza in Burkina Faso abbiamo assistito alla realizzazione di un pozzo nel piccolissimo villaggio di Kaibo, nella Regione del Centro-Sud, dove soprattutto donne e bambini ogni giorno erano costretti a percorrere chilometri per rifornirsi d’acqua ed ora, grazie a quest’opera, circa quindici villaggi e tremila persone avranno la possibilità di potersi approvvigionare di un bene così vitale. La calorosa accoglienza che ci hanno riservato, attraverso i canti e le danze tradizionali “Warba, Kigba” dell’etnia Mossi e i rituali tribali tramandati da secoli, con l’offerta di bevande come il dolo e il miglio e di cibo, il saluto del capovillaggio, dello Chef Cantonier e degli anziani, sono stati straordinari e indimenticabili e la gratitudine nei nostri confronti si poteva scorgere nelle parole, nei volti, nei occhi e in quei piccoli gesti di gratitudine.
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L’Associazione, in collaborazione con la Fondazione “Bras Ouverts”, che ha sede in uno dei quartieri più poveri e difficili della Capitale Ouagadougou, all’interno di un immenso mercato colmo di colori, di calore asfissiante, del caotico vociare delle donne, della terra rossa che ti penetra fin dentro alla pelle, si occupa in particolare di bambini e ragazzi di strada o in condizioni di estrema povertà, attraverso la scolarizzazione, l’alfabetizzazione e la formazione (corsi di informatica, teatro, danza, pittura, fotografia, cinema) e anche quest’anno siamo riusciti a scolarizzare molti bambini e svolto diverse attività ludico-formative con i ragazzi che frequentano la Fondazione.
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Inoltre, con i medicinali raccolti in Italia, è stato rifornito il dispensario medico per le prime emergenze, sono stati distribuiti vestiti e completini da calcio, acquistato derrate alimentari e MISULA (un alimento per i bambini denutriti) che abbiamo consegnato all’orfanotrofio di Yako al Nord del Burkina Faso, dove sono ospitati circa quaranta minori dai pochi mesi ai sette anni di età. Inoltre abbiamo fatto operare al piede la piccola Maimounata (Marta per noi nassara), che aveva una grave malformazione al piede e rischiava l’amputazione e che abbiamo seguita durante tutta la sua degenza in ospedale. I volontari, in questo modo, hanno avuto la possibilità di osservare direttamente e provare sulla propria pelle il significato della parola “povertà” e comprendere l’importanza di quel “seme” che ogni giorno cerchiamo di piantare affinché possa produrre anche solo un piccolo e preziosissimo frutto, in una terra così difficile ma colma di umanità, testimoni diretti di questa estrema e iniqua condizione umana. È in questo contesto, in cui l’accesso alla scuola è riservato solo a chi può permettersi di pagare una retta annuale proibitiva per chi vive con meno di un euro al giorno, dove il sistema sanitario è catastrofico e inaccessibile per molti, troppi che non hanno di cosa vivere, vi è tutta la contraddizione e l’ingiustizia sadicamente creata per reprimere ogni possibilità di sviluppo, per impedire la crescita culturale di un popolo, mentre dilaga la corruzione delle classi dirigenti africane, comprata a suon di miliardi dalle multinazionali e dai  governi occidentali, che indisturbati possono occuparsi dei loro remunerativi affari, sfruttando le tantissime risorse di questo Continente, ricco di miniere d’oro, di diamanti, di petrolio, uranio, cobalto, coltan, etc., costringendo finanche i bambini a lavorare nelle miniere di estrazione, in condizioni terribili, disumane e per una manciata di riso al giorno, che gestiscono il commercio di immense piantagioni di cacao, caffè, cotone, riso, ecc. esportati nella “civile e sviluppata società occidentale” e che ogni giorno vediamo sulle nostre belle tavole imbandite di ogni prelibatezza, del quasi esclusivo controllo delle comunicazioni e dei mass-media, delle case farmaceutiche che impongono prezzi e prodotti da immettere nel mercato africano e non ultimo dei traffici di armi e di esseri umani.
Tutto questo attraverso la connivenza dei grandi “circoli finanziari” che, approfittando di tale condizione, dettano la propria politica monetaria, attraverso l’immissione di enormi capitali e prestiti ai Governi, creano un enorme debito pubblico che inevitabilmente si riversa sulla popolazione già stremata dalla fame, dalle guerre e dalle malattie, sottomessa e ostaggio di un sistema capitalistico cinico ed arrogante. La verità è che la povertà è il più grande business esistente e fino a quando i bianchi continueranno ad interferire nella politica dei Paesi del Terzo Mondo, questi non avranno mai la possibilità di progredire. Come diceva Thomas Sankara, uno dei più grandi uomini politici e presidente del Burkina Faso, assassinato per mano dei servizi segreti americani e francesi, l’Africa si può salvare solo se tutti i governi decidono di collaborare e condividere, producendo e consumando quello che hanno, senza dover sottostare ai ricatti del mercato mondiale che impone le proprie perverse regole economiche.
Noi, nonostante tutto, continueremo a fare il possibile per aiutare questi popoli e per testimoniare l’enorme ingiustizia perpetrata sistematicamente ai danni di questo Continente, la sofferenza di chi resta e di chi suo malgrado decide di lasciare per sempre la propria terra affrontando il destino, percorrendo l’arido deserto e la furia del mare con la speranza di cercare un futuro migliore per sé e per i propri figli, spesso obbligati a subire indicibili soprusi, intimidazioni, torture, violenze, rinchiusi per anni come animali nei lager libici e per molti di questi sfortunati non ci sarà nemmeno un domani, risucchiati in fondo al Mediterraneo con tutti i loro sogni e le loro speranze. Per chi ce la fa, invece, li aspetta un’amara realtà, ancora una volta costretti a subire la disumanità dell’occidente che li rifiuta chiudendo i porti, negando loro protezione, accoglienza e un minimo di umanità!
La prossima missione dell’Associazione Braccia Aperte Onlus partirà il 14 luglio prossimo e, intanto, in questi mesi continueremo ad organizzare iniziative per finanziare i nuovi progetti in cantiere, in particolare l’organizzazione del Festival della Solidarietà, giunto alla nona edizione, una tre giorni di musica e di attività di sensibilizzazione che quest’anno si svolgerà a Pompei.

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Parole Chiave: news, associazione braccia aperte onlus, stefano sabatino, burkina faso, solidarietà

Pubblicato il 08 Febbraio 2019 da La Redazione


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